Lasciarsi

Nell’ultimo periodo sto registrando un grande aumento delle coppie durature e giovani: ragazzi, anzi ragazzini, che si fidanzano in terza media e stanno insieme per anni, perlomeno fino a quando non iniziano ad essere assaliti dai dubbi. Non sono più sicuro. Forse non lo amo più. È questo l’amore?

Succede a entrambi, ma nella maggior parte dei casi nessuno dei due ha il coraggio di dirlo. 


Il fatto è che dopo una relazione di quattro, cinque, sei, sette anni è difficile lasciare. Soprattutto se ci siamo convinti (o se ci siamo lasciati convincere) che lui è il nostro lui e lei la nostra lei; soprattutto se siamo cresciuti con la favola dei compagni di classe che si innamorano e stanno insieme per tutta la vita, letteralmente. Soprattutto se ci ostiniamo a volere una relazione d’altri tempi, ispirati dai nostri nonni o da una coppia di anziani vista per strada. Ma cercare una storia come quella che hanno avuto i nostri antenati è anacronistico. Sì, una volta si raggiungevano le nozze d’oro, ora è difficile e in futuro sarà quasi impossibile, ma tutto questo non è altro che la conseguenza di una serie di cambiamenti. Una volta si festeggiavano le nozze d’oro perché ci si sposava a vent’anni. Una volta la massima aspirazione femminile era avere un marito e dei figli. Una volta non si viaggiava così tanto, non si facevano così tante esperienze, non c’era la stessa possibilità di conoscere persone. Non c’erano nemmeno i social, una vetrina che ha cambiato il nostro rapporto con l’amore e tutto ciò che lo riguarda. Non è colpa delle ragazze, non è colpa dei ragazzi. In verità non è proprio colpa di nessuno, semplicemente il mondo gira in modo diverso. E noi non possiamo far altro che accettare tale cambiamento e adattarci. 


Come ho accennato prima, la paura di lasciare spesso è causata dalla convinzione che lui sia la nostra anima gemella. O che lei lo sia. Eppure a me è sempre sorta una domanda: come potete anche solo pensare che la vostra anima gemella, su più di otto miliardi di persone, sia nata non solo nello stesso continente, nazione e regione, ma addirittura nella stessa provincia, comune, paesino? Che abbiate frequentato la stessa scuola, che i vostri genitori già si conoscessero. Quante probabilità c’erano? Ve lo dico io: poche. E infatti -fossi in voi- stenterei a crederci. Non per rovinare il vostro sogno d’amore, ma anche questa è una realtà da prendere in considerazione. 

Ma tralasciando ora la questione dell’anima gemella, che significa tutto e niente, torniamo a parlare della difficoltà nel lasciare: mi si stringe il cuore ogni volta quando sento di coppie di ragazzi che a vent’anni non riescono a dirsi addio; piuttosto ci si prende la famosissima pausa, riguardo alla quale ognuno ha una teoria diversa (chi dice sia inutile, chi sostiene la sua efficacia, chi ancora non ha capito se può frequentarsi con altri nel frattempo). Oppure ci si lascia con la promessa del ci sentiamo tra un po’. Insomma, sembra che lasciarsi senza promettersi niente e senza la pretesa di continuare ad avere un rapporto sia sbagliato. O, a volte, sembra proprio che lasciarsi sia sbagliato. Situazioni comprensibili, anche io ricordo il dolore, i dubbi, gli stupidi pensieri intrusivi figli dei retaggi di una cultura che oramai non ci appartiene più: Eh ma siamo cresciuti insieme, Eh ma stiamo insieme da tanto, Eh ma lui mi conosce, Eh ma io le voglio bene

Ecco, il bene. Il volersi bene…basta volersi bene? Sì, basta perché bene e amore sono (quasi) la stessa cosa, ma volersi bene basta a sessant’anni. Basta quando veramente si è stati una vita insieme (vi dirò, a volte non basta neanche in quel caso, e non c’è nulla di male). Volersi bene basta a patto che prima l’amore ci sia stato. Basta volersi bene quando non si è più alla ricerca dell’amore, delle farfalle nello stomaco. Ma volersi bene non basta quasi mai quando si ha vent’anni ciascuno. A vent’anni bisogna ridere e piangere, anche per amore. Volare e cadere. A vent’anni bisogna vivere e morire. Avere paura è lecito, ma solo quando cerchiamo di superarla. La paura, dopotutto, è fatta per essere superata. Il volersi bene è una condizione di stabilità, una sicurezza. E infatti il bene è la base dell’amicizia: quando esprimo il bene che ti voglio intendo dire ci sono, per qualsiasi cosa ci sono, se hai bisogno ci sono. Per quanto sarebbe rassicurante avere la stessa certezza anche con il proprio partner non è quello che cerco, almeno io, almeno ora, a vent’anni. Perché la certezza nega il rischio, ma è il rischio a dare l’adrenalina. I brividi si provano sulle montagne russe, non sul brucomela; e le montagne russe si fanno da ragazzi, perché a farle a sessant'anni si rischia per davvero (un infarto).


E infine un’ultima nota riguardo il pensiero di alcuni, quello secondo cui, in una relazione, dev’esserci sempre e per forza il lungo termine. Un progetto futuro. Un matrimonio. Una promessa di vita insieme. A questo punto -dico io- prendete di già in considerazione anche una rottura, una separazione, un tribunale e un giudice, un assegno di mantenimento. L’idea è che se non ha futuro non ha senso nel presente; ed ecco spiegato il timore nel lasciarsi: con tale mentalità una rottura equivale a buttare all’aria tutti gli anni trascorsi insieme, solo perché non hanno avuto il seguito sperato e immaginato. Ma in realtà non c’è nulla di buttato, di perduto. Come direbbe mia madre: tutto fa brodo. È tutto un guadagno, un’esperienza. L’importante è che alla fine possiate dire è stato bello. E poi magari me lo spiegherete, il perché a vent'anni dobbiamo parlare di matrimonio. A malapena so cosa  voglio mangiare stasera per cena, figuriamoci se ti so dire se tu sei l'uomo della mia vita! Crede bene mio zio: sposerò tua zia solo quando saremo vecchi, solo a quel punto saprò se è stata la donna della mia vita.

Non vi sposerete, non importa. Vi siete amati e siete stati bene, questo importa. Ma quando è finita non potete far altro che accettarlo: al cuor non si comanda. Lasciate. O fatevi lasciare. Lasciatevi andare. E se lui è davvero l’uomo della tua vita e lei la donna della tua -come vi hanno fatto credere i film, le cartomanti su TikTok e come vi siete detti a vicenda- allora tornerà.

C’è qualcosa di molto rassicurante nel sapere che ciò che vi è destinato arriverà. Voi intanto vivete e morite. Volate e cadete. Ridete e piangete. Perché nessuno vi ridarà i vostri vent’anni. E sarebbe uno spreco scoprire sul letto di morte che chissà come sarebbe andata se solo avessi avuto coraggio. Perché, alla fine, dell’avere coraggio si sta parlando.


Questa è un’ode alle rotture. 

Perché lasciarsi significa ricominciare e quando si ricomincia puoi essere chi vuoi. Puoi cambiare. 

E in fondo forse devi.

Forse è ora di cambiare.

Commenti

  1. “Se tutti riconoscessimo che l’essere amato non ci appartiene, sia egli figlio o compagno, la razza umana sarebbe più libera.E intelligente”
    Questa lettura mi riporta a queste parole scritte da Oriana Fallaci .

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