Quello che Kendrick non aveva considerato

A quasi un anno di distanza dalla sconfitta di Drake nel dissing con Kendrick Lamar possiamo dirlo: non tutti i mali vengono per nuocere. 
Il dissing nei confronti di Drake è stato solo l’ultimo tassello di un odio che proliferava da anni. Le critiche erano parecchie e di diverso tipo: chi lo accusava di ghostwriting, chi sosteneva non avesse uno stile proprio ma seguisse i trend del momento (l’album Honestly, Nevermind è stato a lungo criticato per questo), chi tirava in ballo la sua vita privata, giudicandolo per frequentare ragazze minorenni. 
Dopo la vittoria di Kendrick con il brano Not Like Us, Drake si è ritirato in un silenzio che ha contribuito a farlo dimenticare da tutti, soprattutto dagli hater. Già, perché i fan del rapper canadese (i veri fan!) continuano ad ascoltarlo. Ahimè, non basta un dissing perso per dimenticare una carriera di diciannove anni e dieci album, soprattutto se si parla di una carriera come quella di Drake. 

Il fatto che dopo la sconfitta nessuno abbia più parlato di Drake gli ha dato la possibilità di ripulirsi la nomea, per così dire. Se infatti prima una delle accuse principali era quella di essere mainstream, ora possiamo ufficialmente dichiarare che ad esserlo diventato è Kendrick. Come succede per le partite di calcio, la tifoseria più numerosa è quella della squadra più forte; ma, per continuare con la metafora calcistica, ricordiamo anche che il tifo più sentito e caloroso è quello della squadra sfavorita. Ed è così che Kendrick si è guadagnato la stima di tutti (in alcuni casi anche quella dei fan di Drake, che hanno riconosciuto con onestà intellettuale la forza del brano Not Like Us, accettando la vittoria), ma anche gli ascolti: ciò significa che ora è la sua musica ad essere ascoltata perché virale. Tutti quelli che prima si dichiaravano fan di Drizzy per moda, ora hanno cambiato squadra: d’altronde, chi mai vorrebbe stare con un perdente? E quindi tutti a correre verso Kendrick, cantando probabilmente la sua unica canzone conosciuta (indovinate quale). 

Drake, al contrario, è rimasto solo, seguito da chi che lo apprezza da quando ancora non aveva un nome così tanto popolare. Come si dice: pochi ma buoni (dove il termine “pochi” è relativo). 


Al netto di tutte queste considerazioni possiamo concludere che la vittoria ha portato a Kendrick Lamar forse più danni che opportunità, e la scelta di cantare Not Like Us più volte di fila ad ogni sua esibizione, facendone in questo modo il proprio cavallo di battaglia, non è così furba come si può pensare. Il fatto che la sua canzone più famosa sia proprio quella scritta per Drake, conferisce a quest’ultimo particolare importanza. Per non parlare della scelta di chiamare all’esibizione del Super Bowl Serena Williams che, ballando sulle note del brano, dichiarerebbe il proprio sostegno per il rapper statunitense: in questo modo non fa altro che ricordare a tutti dell’esistenza di Drake e, di conseguenza, della sua musica. Bisogna stare attenti: il rischio infatti è quello di risultare ossessionati e si sa, l’ossessione è figlia dell’invidia. 

Consapevoli della vittoria, ci si dovrebbe comportare di conseguenza: da vincenti. Il voler rimarcare di continuo la propria superiorità non fa altro che alimentare il pensiero opposto: quello secondo cui, forse, Kendrick non è davvero il più forte. 


E ora invece Drake gode di nuovo di quegli ascolti di nicchia e del vero supporto di chi, nonostante la batosta presa lo scorso anno, continua ad apprezzare la sua musica.

Commenti

Post più popolari