Gli amori impossibili esistono veramente?
Dai miti greci come quello di Piramo e Tisbe, dall’Inferno dantesco con Paolo e Francesca, sino ad arrivare a Romeo e Giulietta (che poi non è altro che l’adattamento shakespeariano al mito già sopra citato), seguiamo con passione le vicende di coppie destinate a morire sul nascere; esse però sono quasi sempre accomunate da una caratteristica: infatti in tutti i casi menzionati (e non solo) i due amanti sono impossibilitati a stare insieme da fattori, alcuni più, altri meno, esterni, come l’appartenenza a una diversa classe sociale, l’odio delle famiglie, la lontananza, un altro matrimonio, la guerra. Questa caratteristica rende il problema fuori dalla loro portata e perciò non va a intaccare direttamente il sentimento provato da ambo le parti, purché si tratti di vero amore. Vi consiglio quindi di non preoccuparvi troppo se questo è anche il vostro caso. Certo, negli esempi riportati muoiono tutti gli amanti, ma si tratta di storie fittizie che finiscono in tragedia proprio per dimostrare quanto grande fosse l’amore provato dai due, tanto da non riuscire a separarli neanche la morte.
Esistono però dei casi in cui i fattori sono interni, anzi corrispondono con gli amanti. Ecco, questa è la sfortuna più grande di tutte: quando due persone si amano, ma non riescono a stare assieme.
Sembra una contraddizione, forse lo è, di fatto il mondo si divide ancora a metà (come spesso accade quando si parla d’amore) tra chi crede che sia impossibile e chi invece, oltre a pensare che questa possibilità ci sia, ritenga addirittura sia sintomo di vero amore. Sono i cosiddetti “Amori impossibili”. Leggenda o realtà?
Leggenda
Gli amori impossibili non esistono, semplicemente uno dei due (o entrambi) non ama davvero.
“If he wanted he would”, è così che risolviamo i nostri drammi amorosi, una visione secondo alcuni un po’ troppo semplicistica, ma che alle donne piace adottare perché mantiene in noi viva la speranza che l’uomo giusto esiste (e non era il nostro ex!). Io per prima, quando mi è capitato di soffrire per amore, pensavo al verso di Brent Faiyaz “If he was a winner / girl you wouldn’t have to worry about a damn thing” e come per magia tutto spariva, mi asciugavo le lacrime, mi pulivo il mascara colato, magari me ne rimettevo un altro po’, e poi ricominciavo la mia vita. Ma non sempre è così facile: perché spesso il fatto, e scusatemi il gioco di parole, è che noi vorremmo che lui avesse voluto; iniziamo quindi a sperare in un ritorno e che lui, dopo essersi accorto che eravamo la donna della sua vita, ci preghi di dargli un'altra chance. Sicuramente siamo influenzate dalle romcom e dai film d’amore più famosi e sdolcinati mai creati, in cui l’uomo non bada a soldi, doveri inderogabili o leggi e pur di riconquistare la propria amata è disposto a percorrere in moto km sotto le peggiori condizioni atmosferiche, a combattere in guerra, a costruire la casa dei suoi sogni. Quindi, quando lui ci dice che non verrà a trovarci perché sta per cominciare a piovere noi, quasi inconsapevoli che quello che abbiamo visto fosse solo un film, ci convinciamo che in realtà non ci ama, d’altronde -pensiamo- “If he wanted he would”.
Perciò gli amori impossibili non esistono, se due persone si amano un modo per stare insieme lo trovano, altrimenti non è vero amore. Chiunque creda il contrario è, oltre che fesso, anche un vigliacco, che pur di non prendersi le proprie responsabilità riguardo i problemi della coppia (e magari cercare di trovare una soluzione) si nasconde dietro questa scusa, dietro il “Io ti amo ma non riesco a stare con te” la cui parafrasi è: “Io non riesco a stare con te perché non ti amo”.
Realtà
Molti invece sostengono che capiti la maggior parte delle volte quando è vero amore.
I Tamango, gruppo musicale torinese, nel loro Altro inedito cantano “Ma Madeleine alle volte succede che / che due come noi / che si vogliono bene / si vogliono uccidere / non c’è niente da ridere”, e in effetti c’è solo da piangere. Ti chiedi come sia possibile, se sia possibile, e soprattutto ti domandi perché accade: è un’ingiustizia, come se il Fato giocasse sporco e godesse nel vedere noi, burattini del suo teatrino (cioè la vita), soffrire per amore. Ricordo di aver letto una frase che citava “Gli amori deboli sopravvivono, gli amori forti vengono distrutti dalla loro stessa intensità”. Accettando questa visione dobbiamo anzitutto concordare con il fatto che esistono degli amori “deboli” e altri “forti”, in altre parole sosteniamo che il sentimento dell’amore non abbia solo un “ON/OFF” ma una scala da cui possiamo misurarne l’intensità. Successivamente dobbiamo anche rassegnarci a un’altra amara consapevolezza: il vero amore non corrisponderà con il partner con cui passeremo la maggior parte della nostra vita, proprio perché la potenza del sentimento provato ci impedirà di stare assieme. Molto probabilmente quindi, l’uomo o la donna con cui andremo a convivere e con cui faremo una famiglia sarà l’amore meno debole tra tutti gli altri, ma non il più forte.
I sostenitori degli amori impossibili inoltre affermano che questi ultimi sono gli unici a essere eterni: essi, non essendo mai sbocciati, si trovano in uno stato di continuo divenire, di continua realizzazione. Se pensare che il nostro amore impossibile non finirà mai ci fa stare bene, dobbiamo però fare i conti anche con l’altra faccia della medaglia, e cioè realizzare che esso, per mantenere questa prerogativa, è necessario non nasca: è logica.
Ma ahimè la logica non fornisce grande aiuto quando parliamo d’amore, prendiamo ad esempio la Teoria dei Contrari di Eraclito, la quale sosteneva che non poteva esistere un elemento senza il suo contrario, che uno determina l’esistenza dell’altro, essendo essi inscindibili e interdipendenti: allora l’amore, per essere vero, dev’essere sempre accompagnato dal sentimento di odio. Catullo scriveva qualcosa di simile:
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Odio e amo. Forse mi chiedi come faccia.
Non lo so, ma sento che accade e questa è la mia croce.
Confessa la propria confusione, non sa come sia possibile, eppure è logico. L’unico modo per obiettare il pensiero del filosofo greco e del poeta latino è sostenere che l’odio non sia il contrario di amore, ma per capire quale sia il suo contrario dovremmo prima chiarire cos’è l’amore.
Mio padre sostiene che esistono diversi tipi di amore, non credo lui conosca Robert Sternberg, psicologo statunitense. Anche secondo Sternberg infatti esistono differenti forme di amore, più precisamente egli sostiene ce ne siano sette: l’infatuazione, la simpatia, l’amore vuoto, l’amore romantico (quello di Paolo e Francesca, per capirci), l’amore amicizia, l’amore fatuo e l’amore completo (cioè quello a cui tutti aspirano). L’amore completo è l’unico tra tutti a presentare le tre caratteristiche principali cioè passione, impegno e intimità. A questo punto ho provato a collegare la spiegazione tecnica di Sternberg a quella più casereccia di mio padre: poiché esistono diversi tipi di amore, e per di più solo uno è il “vero amore”, allora tutti gli altri sono i cosiddetti “Amori impossibili”?
Forse alcuni sono più possibili di altri, forse è solo questione di compromessi: quando entrambi provano la stessa tipologia di amore, nonostante non si tratti dell’amore completo, riescono a stare insieme. Il problema diventa insormontabile quando i componenti della coppia provano due tipi di amore differenti, ad esempio quando da una parte abbiamo l’amore amicizia (appunto come dice il termine, un sentimento di affetto privo di qualsiasi desiderio sessuale) e dall’altra l’amore romantico.
Credo però esista solo un caso in cui, nonostante entrambi si trovino sulla stessa barca, se volessimo paragonare l’amore a un viaggio in mare, non riescono a navigare: nell’infatuazione. È l’amore che nasce durante i primi mesi di frequentazione e con l’idealizzazione del partner; la relazione persiste solo se essa non è vissuta fino in fondo (potremmo qui collegarci agli “amori deboli” di cui prima parlavo) o fino a giungere alla delusione derivante dal confronto con la realtà, quando cioè ci accorgiamo che il nostro lui o la nostra lei non è chi credevamo nella nostra testa. In questo scenario le persone in gioco raddoppiano: non siamo solo io e te, ci sono anche l’io e il te di inizio frequentazione di cui ci siamo reciprocamente innamorati. Questi due personaggi continuano a esistere solo nei ricordi, concretamente non ci sono più (a volte addirittura non sono mai esistiti), non ci ricordiamo con precisione quando se ne sono andati, ma siamo sicuri sia successo. Allora iniziamo a chiederci se fosse davvero amore o se fosse, appunto, solo infatuazione. Quando arriviamo a questa domanda inevitabilmente ce ne poniamo anche un’altra, ben più grande e che difficilmente trova risposta: chi decide che l’infatuazione non corrisponde con l’amore? Che cos’è l’amore?
Sono stati girati migliaia di film, scritti libri, poesie, canzoni, tutto questo con l’intento di dare una risposta a quella che sembra essere la domanda più difficile di tutte. Tuttavia, credo sia sinonimo di supponenza e arroganza pretendere di dare una risposta univoca per tutti. C’è una canzone intitolata Cos’è l’amore, in cui il cantante ammette la propria ignoranza: “Io non so cos’è l’amore / ma so che io la voglio e lei lo vuole”; forse è più facile del previsto: che basti solo volersi per poter parlare d’amore?
Che crediamo che gli amori impossibili esistano o meno, giungiamo sempre a un punto in cui dobbiamo soffermarci prima di poter proseguire, e cioè chiarire che cos’è l’amore.
Nemmeno Sternberg ha il potere di decidere sui sentimenti, egli ha provato a dare una spiegazione razionale a ciò che di razionale ha ben poco e, se da una parte il suo categorizzare le diverse tipologie di amore può aiutarci a comprendere a quale apparteniamo, dall’altra potremmo dire che il suo piano è fallito in principio: per collocarci in uno dei sette tipi dobbiamo essere oggettivi e lucidi, ma queste non sono prerogative tipiche degli innamorati, che anzi sono caratterizzati da una (felice) cecità.
Ed è proprio per questo che non è possibile definire che cos’è l’amore: i più razionali sono scettici nei confronti di chi lo sta provando perché, appunto, troppo poco oggettivi, mentre chi ama non accetta risposte da parte di chi l’amore non l’ha ancora mai provato. Potremmo semplificare dicendo che sono due le categorie di persone che provano a dare una definizione dell’amore, ma non possiamo estendere a due anche le definizioni che a esso vengono date: esistono tante descrizioni dell’amore quante persone che l’hanno provato.
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