Biografia di una lancetta

Pensavo: come cambierebbe il nostro modo di vedere gli oggetti che usiamo quotidianamente se li caricassimo di storie, se facessimo provare loro sentimenti ed emozioni. Se, insomma, li umanizzassimo. Cambierebbe? E se sì, in che modo?
Quante storie ci circondano e noi non le conosciamo. Non solo, addirittura non immaginiamo nemmeno esistano.
Come quella della lancetta dell’orologio che hai appeso al muro, o al polso. Lancetta che si ferma per un secondo di troppo, richiamata alla corsa dagli altri numeri, impazienti di scoccare. E lei, che stava così bene sopra le 2:16 di mattina, deve affrettarsi a raggiungere le 2:17. Saluta il suo amante, non senza lacrime, gli lascia un graffio e una promessa: che sarebbe tornata l’indomani. Aspettami qui, ci vediamo tra 23 ore e 59 minuti. 

E durante questo lungo percorso (lunghissimo percorso per la nostra Lancetta) capita che inciampi in un numero che gli ricorda il suo preferito. 

Quando passa per le 14:16, ad esempio, le si ferma sempre il cuore. Ogni volta si illude di aver perso il conto e che sia già passato un giorno. E invece ogni volta muore un po’ quando si accorge che la sua era, appunto, solo un’illusione. Oppure ancora, le capita qualcosa di simile ad agosto, quando le giornate cominciano ad accorciarsi e lei deve affrettarsi a raggiungere la mezzanotte; in queste occasioni spesso le è accaduto di trovarsi alle 18, guardare a testa in giù gli altri numeri e vedere per errore 02 al posto di 20. Ed ecco spiegato perché, a volte, il tramonto dura così poco: si narra che Lancetta si affretti a raggiungere le 20 per unirsi nell’amore con il proprio amante, convinta sia lui. Come quando si corre a salutare chi crediamo essere qualcun altro, e poi nella scoperta rimaniamo a bocca aperta e asciutta (un po’ per il dispiacere, un po’ per il fiatone). 

Invece, quando le ore sembrano non passare più, nel quadrante si bisbiglia che i due amanti abbiano litigato e non si vogliano più vedere; per questo Lancetta avanza lentamente, come se non dovesse rispettare le regole del tempo. 


Spesso le capitava di sentirsele dai vari responsabili (00/12, 6/18, 3/15, 9/21) perché non prestava la stessa dedizione a ciascun numero. Ma il suo era un lavoro difficile e riuscire a scorrere alla stessa velocità per ogni minuto, ogni ora, per tutto il giorno, tutti i giorni, è una richiesta a dir poco pretenziosa. Lancetta non riposa mai, non ha il tempo per dormire e per mangiare, non ha il tempo neanche per fare l’amore con 2:16. In realtà a volte ci riesce, non senza rimproveri successivi, ma ne vale sempre la pena. E poi alle 2:16 di notte tutti dormono e nessuno presta attenzione se le 17 scoccano o meno, così lei può passare anche tre minuti sulla stessa ora. A volte però capita che qualcuno, nel mezzo della notte, si svegli e non riesca più ad addormentarsi; per queste persone la notte è infinita e sembra non passare più. Se anche solo una di queste persone dovesse accorgersi che le 2:16 durano più di un minuto, sarebbe un disastro. Lancetta verrebbe chiamata a consiglio dai responsabili e la conseguenza sarebbe durissima: essere sostituita. L’orologio verrebbe portato da un esperto del tempo e lei verrebbe cambiata.

“L’esperto del tempo” non è poi altro che un orologiaio, ma per Lancetta e per tutti i numeri lui è colui che decide come deve muoversi il tempo, a quale velocità, anche il verso il cui la nostra protagonista deve girare. Per quanto ne sanno, lui è colui che ha costruito l'intero sistema temporale. È il loro Dio. Chissà cosa succederebbe se sapessero che in realtà "l'esperto del tempo" è sottomesso al tempo stesso e agli stessi orologi che aggiusta ogni giorno (che poi se è circondato di orologi rotti come fa a sapere qual è l'ora corretta?). Se solo Lancetta sapesse che ogni uomo si fermerebbe se si fermasse anche lei, e con lei tutte le sue colleghe. Sa, ovviamente, di avere una certa importanza nella nostra quotidianità, ma crede di esserne subordinata. E invece siamo noi ad essere schiavi del tempo, del suo scorrere. 

Dicevo, se gli uomini si accorgessero che Lancetta trascorre più di sessanta secondi sullo stesso numero, la crederebbero difettosa. Sarebbe portata da un esperto del tempo, l’uomo monterebbe al suo posto un’altra Lancetta, la quale si sarebbe sicuramente, tra un giro e l’altro, innamorata del suo 2:16. Era di gran lunga il più bello tra tutti i 1440 numeri del quadrante. Lancetta invece sarebbe stata montata in un altro orologio, in uno di quelli vecchi e inutilizzati perché, appunto, così antiquato da sembrare rotto. E in verità funziona, ma tu non te ne accorgi. Lo guardi e senza neanche dare tempo al tempo (letteralmente) lo giudichi: è rotto, vanno cambiate le pile. E forse ora che ci penso gli orologi non si rompono, si ribellano. Si innamorano. Basta, voglio stare con lui, mi fermo qui.

Nel nuovo vecchio orologio Lancetta sarebbe costretta a muoversi senza nessuno che la consulti, con finalmente l'occasione di sostare quanto vuole su ciascun numero, di fermarsi e ripartire senza obblighi di tempo, di, addirittura, saltare le ore. Ma non c'è nessun gusto senza il suo 2:16. Da chi mai dovrebbe fermarsi ora che si trova in un altro quadrante, lontano dal suo amante?


Questa è la storia di Lancetta e 2:16, destinati a stare insieme per sempre ma solo per un minuto al giorno. Destinati a stare insieme non sempre, ma per sempre. 

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