The pink theory
Poi c’è stato un periodo molto più lungo, in cui il mio colore preferito era il viola. Non c’erano chissà quali motivi per cui mi piacesse, lo apprezzavo e basta. In realtà - riflettendoci ora - credo che il fatto di avere il viola come colore preferito mi permettesse di distaccarmi dalla classica idea di femminuccia (e quindi di debolezza) a cui avrei fatto riferimento se il mio colore preferito fosse stato il rosa, ma, allo stesso tempo, non mi faceva apparire un completo maschiaccio come quando dicevo che amavo il blu; e infatti, non so per quale motivo, il viola è sempre stato un colore anche da maschi, nonostante piacesse per la maggiore alle femmine. Il viola poi è il colore della saggezza; sembravo aver trovato la soluzione che (allo stesso tempo!) mi permetteva di essere donna e intelligente. Volevo tutto viola: le magliette (perché i vestitini erano da femminuccia), l’astuccio, lo zaino, la camera. Il mio fiore preferito era la violetta e tifavo la Fiorentina. Poi è uscita la serie tv Violetta: un disastro. Lei era l’incarnazione della ragazza che io odiavo: indossava solo vestiti e gonne, cantava e ballava, sempre gentile ed educata con tutti, una fila di ragazzi alle sue spalle. E indovinate un po’? Si chiamava proprio come il mio colore preferito; e perdipiù il suo diario era viola. Per me una sconfitta. Da quando uscì Violetta infatti il nuovo colore preferito di tutte era diventato quello che fino a quel momento era stato solo il mio. Ma non era un problema di numeri, piuttosto di associazioni. Io non ero la bambina dolce e sensibile che si fa mettere lo smalto dalla mamma, o meglio: non ero solo quello. Che fare?
Così iniziò il mio viaggio verso il rosa: dato che rispondere “Viola” avrebbe portato gli altri ad associarmi a una categoria di persone a cui non volevo appartenere, iniziai a rispondere tenendo conto anche delle sfumature, letteralmente. Indaco. Viola scuro. Magenta. Fucsia. Rosa shocking. Rosa Barbie. Rosa maialino. Rosa antico. Rosa salmone. Rosa pastello. Un'escalation che mi ha portato ad apprezzare il colore che avevo sempre odiato. E non solo: iniziai infatti ad apprezzare anche tutte quelle cose “da femminuccia”, come i vestiti, le gonne, i trucchi, lo smalto. Ballare e cantare. Mostrare affetto, dire “ti voglio bene”. Chissà quali collegamenti sono avvenuti nella mia testa tanto da finire ad assegnare un genere anche alle dimostrazioni d’amore.
E ora, che a vent’anni adoro più che mai essere donna, mi è tutto più chiaro: in fondo il rosa mi è sempre piaciuto, ma il fatto che gli adulti lo associassero al mondo femminile, che ahimè comprendeva non solo passioni che non erano (ancora) le mie, ma soprattutto difetti, mi ha portato a odiarlo. Non era il rosa a non piacermi, ma la femminilità e cioè la debolezza, l’inferiorità, la paura, la superficialità che questo colore emanava. O meglio, che gli associavano gli adulti; e di conseguenza l’abbiamo fatto anche noi, bambini. Il fatto di essere legati così tanto all'estetica e poco alla cultura. Ci avete mai fatto caso? Fin dalle prime immagini che vediamo alla tv i personaggi sono vestiti con colori precisi: le donne, che rispecchiano sempre determinati canoni, di viola o rosa, gli uomini di blu o rosso. Pensate a qualsiasi cartone di Topolino o ai Teen Titans Go; l’esempio più lampante è forse Scooby-Doo, in cui Daphne, descritta come “il personaggio più alla moda del gruppo e la damigella in costante pericolo”, indossa un vestito viola, mentre Velma, conosciuta da tutti per essere quella intelligente, indossa un maglione giallo. Ed è così che ritroviamo un bias presente ancora oggi e che, in questo caso, passa attraverso i colori: bellezza (rappresentata dal rosa o dal viola) e intelligenza non possono coesistere nella stessa persona; ne consegue che: se ti piace uno di questi due colori non puoi essere intelligente, perlomeno non tanto quanto a chi piace il giallo, o il blu, o il rosso. Sarai però la più bella! Che c’è, non sei felice?
Ecco spiegato perché, da piccolina, odiavo il rosa. Eccovi spiegata la pink theory.
Filmografia
Violetta, regia di Solange Keoleyan e Sebastian Parrotta, (2012-2015)
Teen Titans Go, (2013)
Scooby-Doo, (1969-1978)
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