Lettera 8
ti penso
e mi si aggroviglia lo stomaco.
all’improvviso ho quindici anni, tutte le mie forze sono improntate all’istinto d’amare. è una giungla.
immagino cosa vorrei dirti, cosa vorrei che mi dicessi.
poi l’usignolo inizia a cantare. spero sia giorno, magari mi distraggo.
“fantasie” mi dicevo.
ma il sole ancora non si è degnato.
era solo la luce fioca del lampione fuori casa che procedeva insolente a ricoprire quanti più spazi poteva. era la sua gara.
la mia invece era una sfida. contro i miei desideri, contro quel manufatto brivido che mi regalava dopamina per un attimo.
poi svaniva. non come quella luce. quindi mi svegliavo. con occhi stanchi non guardavo il buio. io ero. ma noi no. forse mai stati, forse mai saremo.
era più doloroso saperlo o averlo capito nel bel mezzo dell’inutile notte insonne?
come funziona?
ritento i giochetti mentali di quando avevo quindici anni. se hanno funzionato allora perché non dovrebbero adesso? la mia passione non è stata scalfita dal tempo.
eppure tu sembri avere lo sguardo per un’altra.
dunque non funzionano più le mie preghiere per l’universo. (cos’altro c’è di più immenso?)
ti vedo parlare col desiderio del tuo cuore. probabile. intuisco più di quel che devo. spero di sbagliarmi, ma la forza della speranza sta avanzando a gattoni in una stanza senza pavimento.
allora capisco. tutto cade. vorrei anch’io. ma non voglio mostrarmi.
corri! scappa!
dubita.
da cosa è iniziato tutto?
io che ho fame di libertà, porto con me la croce dell’innamorarmi con leggerezza. insostenibile. (cit).
o forse sei stato tu! ignobile musicante che te ne vaghi per i ponti a racimolar qualche soldo per le sigarette! sei tu il malfattore!
la speranza riprende a camminare, forse non è tutto perduto.
e se fosse colpa mia? sì è chiaro, è sempre stato così alla fine dei conti. ho rovinato un bel disegno.
concludo. respiro. non è colpa di nessuno. ho immaginato tutto.
la luce del lampione è ancora intransigente.“un attimo e arrivo”
le mie fantasie si sono di nuovo fatte più reali di quanto potrebbero. tracotanti fantasie.
ma ormai il dado è tratto.
dunque ti penso
e mi si aggroviglia lo stomaco.
all’improvviso non ho più quindici anni e non ho più le forze di amare.
all’improvviso, mi riperdo nella giungla. capisco ancora meno cosa voglio e se.
ora divento come chi non ha occhi.
ora divento come chi non ha fame.
tracotanti fantasie, per colpa vostra sarò punita.
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