Online
Ci sono dei pazzi che stanno per un’ora nella chat di qualcuno, aspettando che quest’ultimo entri. Solo per vedere quando entra. Solo per vedere la dicitura “online”. Per avere, in quell'istante, la certezza che anche l’altro è davanti a uno schermo. Per sapere con sicurezza che cosa sta facendo l’altro.
Tra questi pazzi poi ce ne sono alcuni che credono che anche dall’altra parte ci sia qualcuno pazzo tanto quanto loro, che fa le stesse cose.
Ecco, loro sono i più pazzi di tutti.
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Mi piace pensare che sia un gioco. "Sto nella chat finché non entra".
Purtroppo però spesso il gioco diventa impegnativo: perché tu non entri, e io non mi arrendo mai.
Allora inizio ad ammazzare il tempo. Ci provo.
Fisso gli ultimi messaggi, a volte scorro e rileggo quelli vecchi. Eseguo i movimenti con particolare attenzione, per evitare di schiacciare tasti che non dovrei premere, ma allo stesso tempo con la velocità di chi ha già fatto questo procedimento più e più volte. E infatti è così.
Guardo la foto profilo, prima da lontano e poi ingrandendola. Rileggo lo stato Whatsapp. Entro e guardo i media. Poche foto, ce le mandavamo tutte x1. Sotto la voce “Media” c’è “Messaggi importanti”. Entro e leggo.
Errore. Lo sapevo, ma l’ho fatto comunque. Pensavo che sarebbe stato diverso, invece no. I bei messaggi che mi avevi mandato mi hanno fatto sorridere anche stavolta. Evergreen, complimenti.
Torno nella chat. Ancora non online.
Apro la tastiera, inizio a scrivere.
Ciao, come stai? Non va bene, cancello.
Ciao. Invio. Come stai? Invio. Non va bene, cancello.
Controllo di nuovo se sei online. No.
Esco per un attimo da Whatsapp per cercare di porre fine a questa punizione. Poi però penso “E se lui entrasse proprio in questo momento?”. Rientro. Nulla.
Scrivo un messaggio ma non lo invio.
Spengo il cellulare e provo a dormire.
Non riesco.
Rientro, l’ultima chat è la nostra: il messaggio è salvato nelle bozze. Lo rileggo, non va bene. Lo cancello.
Ancora non online.
Apro la tastiera ma non scrivo nulla, aspetto. Decido che starò così fino a quando tu non entrerai, magari vedendo che sto scrivendo mi penserai. Penserai che io sto pensando a te. Però non saprai mai a che cosa sto pensando. E questo pensiero ti logorerà l’anima. E questo mi causerà un malsano piacere, perché per una volta saresti tu a pensare a me e non il contrario. È un bel piano, non trovi?
Allora ti aspetto.
Ti sto aspettando, ma tu non entri. Che fai? Dormi? Sei fuori?
Ti chiamo dai, odio scrivere. Soprattutto scriverti.
Ma se ti chiamassi e tu fossi fuori non potremmo parlare e dovremmo rimandare la chiamata. Rimandare a quando poi? Magari non mi andrebbe più. O magari non mi risponderesti nemmeno, e io mi arrabbierei moltissimo. Non voglio soffrire questa situazione.
Non ti chiamerò: dopotutto, cos’ho da dirti?
Decido di ascoltare un po’ di musica per distrarmi. Convinzione che dura ben poco.
Appoggio il cellulare sul letto, io sono distesa. Non vedo bene, ma ormai conosco a memoria ogni singolo angolo dello schermo e anche la minima notifica non passerebbe inosservata.
Fisso il tuo nome e le emoji con cui ti ho salvato. Dovrei cambiarti. Nome e cognome. Nessuna emoji. Nessuna emozione.
Online. Un colpo al cuore. Sgrano gli occhi: non online.
È stata un’allucinazione? Non è possibile che tu sia entrato per così poco.
L’ho immaginato.
Sto diventando pazza? Lo sono già?
Perché non mi hai scritto in questi giorni?
Pensavo non mi sarebbe importato, invece sono qui con la tua chat aperta da un’ora. Fingevo che non mi importasse quando questa settimana mi scrivevi. O mi chiamavi. Fingevo addirittura che mi pesasse. Era una maschera. Un vano tentativo di illudermi che io fossi più forte di te, che non ci sarei ricascata, che non ero così interessata a riprovarci.
Ero davvero convinta che non mi importasse.
Evidentemente mi sbagliavo, visto che sto aspettando da un’ora che entri su Whatsapp.
Forse hai capito che non ha senso, che non ne vale la pena. Che non ne valgo la pena.
Sì, è sicuramente per questo.
Online. Sgrano gli occhi.
Online. Stavolta per davvero.
Continuo a tenere la tastiera aperta. Chissà se l’hai notata subito. Chissà se l’hai notata. Chissà se la noterai.
A chi scrivi? Stai aspettando il mio messaggio?
Ma che sto facendo? Chiudo la tastiera.
Sei online.
Probabilmente stai scrivendo ai tuoi amici, alla tua famiglia, ad altre ragazze. Io invece non sto scrivendo a nessuno, o meglio: scrivo a te, ma tu non leggerai mai, perché io non invierò mai.
Riapro la tastiera e copio il messaggio che ho scritto, magari te lo invio più tardi. Faccio tutti i passaggi il più velocemente possibile: tengo premuto - seleziono tutto - copio - cancello - chiudo la tastiera.
Tu sei ancora online. Lo siamo entrambi.
Io ti vedo, e tu? Tu mi vedi?
Sono così da un minuto, forse meno. Sembrano ore. Non riesco a reggere il confronto. È come se tu fossi davanti a me. Come se mi guardassi con aria di disprezzo per quello che sto facendo. Come se sapessi tutto ciò a cui penso. Come se fossi a conoscenza di questo mio gioco. Mi guardi come si guarda una pazza.
Non ce la faccio.
Esco da Whatsapp mentre tu sei ancora online. Ma perché? Ti stavo aspettando da così tanto.
Sconfitta.
Aspettare un’ora per poi comportarsi così. Una fifona.
Lascio passare due minuti. Non posso rientrare subito dopo essere uscita, che cosa penseresti?
Come se tu fossi nella nostra chat ad aspettarmi. Come se tu facessi le stesse cose che faccio io. Dovresti prima provare quello che provo io.
Rientro su Whatsapp.
Apro la nostra chat. Non più online.
Sconfitta.
Guardo l’orologio, è passata un’ora. Il gioco è finito. Ho vinto.
Ma a quale prezzo?
Chi farebbe una cosa del genere? Una pazza.
Forse hai ragione, sono una pazza.
Colpevole.
Che condanna!! Meglio gli sms a pagamento.
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