Perché impazziamo così tanto per i dissing?

Il dissing tra Tony Effe e Fedez è finito ma noi ancora discutiamo su chi abbia vinto. Per tre giorni si è parlato solo di quello, sui social, al telegiornale, a tavola con la nonna; tutte le altre questioni sono passate in secondo piano, sembrava non esistere più alcuna guerra e nessuno ha calcolato il disco di Lazza (e per fortuna).

Ma perché impazziamo così tanto per i dissing?


Le motivazioni sono diverse: anzitutto è doveroso dire che sì, le canzoni dissing sono meglio delle canzoni scritte per gli album. Nonostante la necessità di rispondere subito, e quindi il poco tempo disponibile per scrivere, comporre e registrare il pezzo, sono migliori di quelle scritte ad hoc per vendere.

Il rap è forse il genere più crudo, più vero; nasce in strada e l’obiettivo è quello di denunciare una situazione (familiare, economica, sociale che sia) di disagio, di conseguenza i toni non sono pacati, non possono esserlo per necessità. Tra le barre rap dovrebbe essere la prassi sentire rabbia, rancore, odio, ma non lo è più da un po' di tempo, precisamente da quando il genere è andato virale. Per arrivare a un pubblico più ampio si è dovuti scendere a dei compromessi e uno di essi riguarda proprio i toni: con gli anni la rabbia ha lasciato spazio a caratteri più pacati e il rap è diventato via via sempre più pop, più mainstream. La più grande dimostrazione di questo processo sono i rapper stessi: molti di loro oggi vengono da situazioni agiate, addirittura di privilegio; provano a fare rap ma, poiché non sentono la necessità di raccontare il proprio disagio (perché non l’hanno vissuto), non ci riescono. Il motivo principale per cui, tra tutti generi musicali, scelgono quello in questione è che esso fa vendere, almeno nel periodo storico in cui ci troviamo.

I dissing quindi vengono scritti con la stessa necessità che si sente, o meglio, si sentiva, nelle prime canzoni rap: ci si deve difendere e bisogna colpire, è una gara, una guerra; si compongono le rime più crudeli, si attacca l’inattaccabile, il buon senso viene messo da parte e tutto diventa lecito (sì, per alcuni lo è anche menzionare figli e famiglia). La rabbia, l’odio, il disprezzo guidano chi scrive e il genere torna così alla sua forma originale.

Un altro motivo per cui amiamo le diatribe musicali riguarda la sfera sociologica: siamo chiamati a schierarci e questo all’uomo piace, da sempre. Parteggiamo e ci sentiamo parte di un gruppo, di una comunità; è lo stesso processo che avviene nel calcio e nella politica. Sentiamo di avere dei compagni, qualcuno che valida i nostri pensieri e, allo stesso tempo, che ricerca la nostra approvazione; e infatti i primi a cercare il consenso del pubblico sono gli stessi rapper: in questa gara siamo proprio noi a ricoprire il ruolo di giudice.

I dissing inoltre ci permettono di conoscere i retroscena della vita privata dei rapper: per cercare di far affondare l'avversario vengono menzionati episodi che potrebbero danneggiare la sua reputazione, che potrebbero sminuire la credibilità o la mascolinità (qualità essenziali per essere riconosciuto nel mondo del rap). Insomma, è pur sempre gossip; ogni rima potrebbe distruggere la carriera altrui e noi come dei voyeur osserviamo da un piccolo scorcio quello che loro non vorrebbero farci sapere.

Ma quindi: chi ha vinto il dissing tra Niky Savage, Tony Effe e Fedez? Sicuramente non le donne, ecco.

Sembra infatti che non si riesca a trovare una rima senza coinvolgere ex mogli, fidanzate, fiamme, frequentazioni. Ed effettivamente le rime chiuse citando Vittoria Ceretti o Taylor Mega hanno funzionato perché toccano una sfera privata e, quindi, vulnerabile. Per non parlare poi della scelta di intitolare una canzone proprio con il nome dell’ex moglie di Fedez (e di utilizzare messaggi vocali della stessa), o di far partecipare l’ex fidanzata di Tony nel videoclip.

Da sempre uno degli argomenti principali nel rap siamo proprio noi; in realtà le donne sono uno dei temi più cantati anche negli altri generi, ciò che fa la differenza è che nel rap (così come nell’hip hop, nel trap e in tutti gli altri sottogeneri) esse sono uno strumento per vantarsi o per elevarsi rispetto al rivale. In questo modo però la donna viene, per l’ennesima volta, oggettificata e sessualizzata; viene ritratta come un semplice strumento per l’uomo: un vero e proprio metro di misura, un metodo di valutazione per stabilire quanto potere ha. E no, non è una cosa positiva, anche se potrebbe sembrarlo. Infatti quando si parla di ciò che la donna fa per l’uomo s’intende squat o palestra, quando si parla di ciò che fa all’uomo s’intende…vabbè dai avete capito; ma si parla anche di quello che la donna è per l’uomo! La sua cagna, la sua bimba, la sua…insomma non importa cosa sia (e anche se importasse non sarebbe un punto a favore) basta sia sua.

Di fatto nelle canzoni di questo dissing non si è parlato di tanto altro (non che ci aspettassimo dei riferimenti alla Divina Commedia o a Emily Dickinson), ma nominare solamente le donne è un'arma a doppio taglio: si rischia infatti di passare in secondo piano. Se ci si ricorda il quadro ma non il pittore, la canzone ma non il cantante, è l'opera ad aver vinto, non l'artista. È vero, senza l'artista l'opera non esisterebbe, ma non possiamo traslare il ragionamento anche in questa storia anzi, dovrebbe essere il contrario e non sono io a dirlo, parlano i numeri: Roberryc, Giulia De Lellis e Chiara Ferragni hanno rispettivamente più followers di Niky Savage, Tony Effe e Fedez. E infatti per i primi tre giorni al centro dell’attenzione non c’erano gli uomini, ma le donne.

Vi dirò di più: sono abbastanza sicura che se i rapper avessero saputo che, parlando delle proprie donne, loro stessi sarebbero diventati personaggi secondari, non l’avrebbero fatto. Appunto, ciò dimostra che l'uomo menziona la donna solo per elevarsi, per alimentare il proprio ego, per dimostrare all'avversario e al pubblico che lui è il più forte, il più bravo, quello con più sex appeal.

In tutto ciò però nessuna delle donne citate ha preso parte (tranne Taylor Mega), anzi alcune hanno pubblicamente chiesto di essere lasciate fuori dalla situazione: a me piace pensare che si vergognino di essere state fidanzate con Tony Effe o sposate con Fedez, e per questo non vogliano essere associate ai loro nomi. Se davvero così fosse non ci sarebbe gran distinzione tra i due e potremmo dichiarare che, almeno in questo dissing, non c’è nessun vincitore.


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