Donne, uomini, sesso e porno

Ormai tutti parlano di sesso; l’età in cui si viene a conoscenza di questo enorme e discusso tema si sta abbassando sempre di più anche grazie (o a causa) dei social media che promuovono video, immagini e notizie riguardo il sesso e tutto ciò che lo circonda. C’è stato un cambiamento anche nell’atteggiamento dei genitori e delle scuole che sono sempre più propense a fornire un’educazione sessuale ai ragazzi, ricordo che la mia prima lezione su questo tema l’ho avuta a soli undici anni (cioè quinta elementare). 
Eppure, nonostante oggi parlare di sesso equivalga a parlare del meteo o di calcio, considerato quindi non più un argomento scandaloso, siamo ancora disinformati: molti uomini infatti affermano di preferire l’autoerotismo a un rapporto, mentre il 42% delle donne italiane non raggiunge mai (o rare volte) l’orgasmo. Forse non ne parliamo abbastanza? Forse non ne parliamo in modo abbastanza sincero. 

Il sesso è ancora un tabù soprattutto per le donne, questo perché per anni la masturbazione femminile è stata vista come un peccato e di conseguenza l’argomento non venne mai approfondito o esplorato, nemmeno dalle donne stesse. 

La religione cristiana giocò un ruolo fondamentale nello sviluppo di questo pensiero comune: la ragazza doveva arrivare vergine al matrimonio e l’atto sessuale era giustificato solo se ai fini della procreazione. Intendiamoci: non è che le donne non si masturbassero, ma non ne parlavano apertamente e lo facevano di nascosto, era una piccola abitudine che nessuna menzionava ma che tutte conoscevano. Questa ritrosia nel discuterne ha però impedito loro di confrontarsi e condividere le proprie esperienze sia in gruppo che con i propri compagni, e così si crearono delle lacune, le stesse che esistono ancora oggi. 

Molte dimostrano di non conoscere bene nemmeno il proprio corpo: non tutte sanno infatti che il famoso punto G è presente solo nel 30%/40% delle vagine (tralasciando la discussione ancora in atto tra studiosi sulla sua reale esistenza, anche questo sintomo di una mancanza d’interesse nei confronti del nostro piacere e del nostro corpo), come non tutte sono a conoscenza del fatto che l’orgasmo femminile può essere stimolato anche attraverso organi non vaginali, come il seno e il cervello. Anzi, il pensiero e le fantasie sono fondamentali per la donna per raggiungere l’eccitamento e godere a pieno del rapporto: a differenza dell’uomo, la donna ha bisogno di essere coinvolta mentalmente prima e durante il sesso. L’importanza degli aspetti emotivi e psicologici che caratterizzano la componente femminile ha radici profonde e si rifà all’istinto di sopravvivenza e di conservazione della specie: la maggior parte delle volte infatti, quando la donna ha un rapporto con un uomo, è perché, inconsciamente, vede in lui il potenziale padre dei suoi figli. Esistono studi scientifici che lo testimoniano, basti pensare al semplice fatto che mentre l’uomo può mettere incinta più donne, lei può rimanere gravida solo di un uomo alla volta; ovvio, oggi la donna non fa sesso solo ed esclusivamente per procreare, ma fino a non molti anni fa era così e tale pensiero è ancora presente in ognuna di noi in minima parte. 

Se un tempo era giustificabile una scarsa conoscenza della sessualità e del piacere femminile, oggi non abbiamo più scuse. La rivoluzione deve iniziare proprio da noi, donne e ragazze, dobbiamo capire cosa desideriamo: dal momento che poche riescono a raggiungere l’orgasmo, e sapendo che le fantasie giocano un ruolo fondamentale durante il rapporto, sarà forse che facciamo pensieri sbagliati? E in tal caso: è solo colpa nostra?


In un certo senso sì, pensiamo alle cose sbagliate, ma non dobbiamo addossarci tutta la colpa, è frutto di un insegnamento misogino e maschilista che esiste da sempre: ci preoccupiamo troppo di far raggiungere l’orgasmo al partner, dimenticandoci del nostro. Di fatto nel sesso siamo ancora sotto il dominio dell’uomo, abbiamo una visione distorta dell’atto che viene inteso come un servizio in funzione e per il compagno. A causa di questo costante atteggiamento siamo sicure di sapere quello che vogliono loro (peccando di arroganza e sbagliando perché spesso non è così) ma non conosciamo né cosa né come piace a noi. Il problema sta alla base: ci siamo sempre guardate con occhi maschili. 

Le cause possiamo trovarle già nel periodo dell’Antica Grecia quando lo Stato istituì il cosiddetto tiaso: era un a sorta di collegio che le fanciulle appartenenti alle famiglie più nobili frequentavano per un determinato periodo di tempo prima di sposarsi; esse passavano il loro tempo imparando le arti della “brava moglie” tra cui la danza, il canto, l’amore e il sesso. All’uomo invece non è mai stato insegnato come far godere una donna, non perché lo sapessero già fare (e, purtroppo, lo sappiamo bene anche noi), ma semplicemente perché non era necessario che la moglie provasse piacere durante il rapporto. 

Ma forse il più grande artefice di questo problema e che più ci influenza, visto quant’è recente il suo arrivo, è il porno, che ha contribuito alla creazione di alcuni stereotipi riguardo il sesso e il rapporto che le donne hanno con esso, con la pretesa di mostrarci in che modo e quanto godere. Per anni infatti, poiché parlare di sesso era impensabile,  l’unico modo per cercare di capire cosa fare e come comportarsi era guardare un video a luci rosse (o, se andiamo più indietro nel tempo, sfogliare una rivista erotica); ogni sito però mostra più o meno sempre la stessa storia: la maggior parte dei canali porno infatti, compresi i più famosi (come PornHub, XVideos, YouPorn) sono stati creati da uomini. Deduciamo quindi che a lungo l’unica visione del sesso femminile è stata fornita da chi di sesso femminile non può conoscere nulla se non indirettamente: uomini. 

Di conseguenza noi donne siamo state educate da maestri che non sempre avevano ragione, anzi; ci hanno insegnato come muoverci, come guardare, come parlare al partner, come godere, ci hanno riempito di nozioni che però non funzionano: infatti, come già detto in precedenza, l’orgasmo è  un’esperienza ancora sconosciuta per molte di noi. 

Con l’andare del tempo i gestori dei siti porno hanno cercato di risolvere questo problema ma ottenendo scarsi risultati: partiamo ad esempio dalla creazione da parte di PornHub della categoria “Porno per donne”, titolo poi cambiato in “Preferiti dalle donne” in quanto molte consumatrici, non sentendosi rappresentate e non vedendo soddisfatti i propri desideri dai video consigliati da quest’ultima cartella, temevano di essere sbagliate. Di fatto anche la sola esistenza di una simile categoria è una piccolo errore per un sito (PornHub appunto) che nasce come intrattenitore di entrambi i sessi senza distinzioni. D’altra parte molti difendono l’esistenza di questa raccolta facendo leva sui risultati di alcune indagini, secondo cui i visitatori dei siti porno sono donne solo nel 40% dei casi, ma nessuno sembra essersi interrogato sulla veridicità dei risultati: sarà forse che molte donne, risentendo ancora oggi del pudore e del peccato di cui le nostre antenate si sono fatte carico nei decenni scorsi, si vergognano ad ammettere di visitare abitualmente questi siti? Ciononostante secondo alcuni è comprensibile che le aziende puntino di più sugli uomini, che rappresentano il target principale sia per numero di visitatori che per numero di visite mensili. 

Così facendo però l’industria non risolve il problema ma anzi lo ingigantisce e lo sfrutta; infatti sono sempre di più le consumatrici che pagano pur di ottenere contenuti di qualità che effettivamente riescano a soddisfarle. Nella maggior parte dei video gratuiti infatti la donna è solo uno strumento di piacere per l’uomo ed è evidente anche dalle scelte di ripresa: in moltissime scene l’unica figura presente è quella femminile, mentre di lui vediamo solo determinate parti del corpo, come se quello che facesse non fosse importante o, ancora peggio, come se non fosse importante fare qualcosa; per non parlare delle copertine o dei titoli, in cui almeno (e dico almeno) una donna è sempre rappresentata o citata.

In questo modo il mondo pornografico cerca di spacciare ai propri consumatori un concetto che, oltre a non essere universale, non è perennemente vero: quello secondo cui alle donne per provar piacere basta far godere il partner. Un fondo di verità c’è di sicuro, ma sfido chiunque a raggiungere l’orgasmo seguendo solo queste istruzioni, limitandosi a toccare l’altro, senza farsi toccare. 

I problemi causati dall’industria porno sono molti e riguardano anche gli uomini: come già anticipato a inizio articolo, molti dichiarano di preferire la masturbazione a un rapporto in quanto  “Noi sappiamo meglio come toccarci”. Ciò significa che tutto quello che ci viene mostrato fare dalla donna al partner nei video online non rappresenta il desiderio dell’uomo, ma fa parte di un cliché che tutti assumiamo come veritiero ma che (attenzione!) in realtà non lo è, o meglio, non sempre. 


La rappresentazione che il porno dà delle donne, degli uomini e del sesso non solo è vecchia e consumata (tanto da risultare monotona, scontata e quasi prevedibile), ma non corrisponde neanche con le nostre fantasie. Eppure, invece che cambiare il porno basandolo sui nostri desideri facciamo il contrario, imponendoci cioè di adattare essi al porno, perché non oseremmo mai mettere in discussione un colosso così grande: è più probabile che ci sia qualcosa in noi che non va se non riusciamo a provare piacere davanti a un video con migliaia di like

Una delle frasi più celebri pronunciate da Frank Underwood, personaggio di House of Cards, è “Tutto nella vita riguarda il sesso, tranne il sesso. Il sesso riguarda il potere.”, e l’industria porno sembra averlo capito bene. Di fatto questi siti detengono il potere su di noi perché agiscono in un ambito che, per quanto chiacchierato, nasconde ancora i lati più oscuri, intimi e inesplorati dell’essere umano, sfruttando l’ignoranza che caratterizza la maggior parte delle persone, insegna ciò che preferisce così da avere il controllo su di esse. È  come se avessero preso vita e acquisito la facoltà di pensare e decidere: mentre una volta quello che veniva rappresentato era una copia di ciò che già era avvenuto in camera da letto, ora i ruoli si sono invertiti. È il porno a comandare durante un rapporto e noi ci limitiamo a riprodurre quello che abbiamo visto da uno schermo (pretendendo per di più che piaccia sia a noi stessi che al partner).  

Quindi se spesso preferiamo la masturbazione al sesso è proprio perché siamo liberi di viaggiare con la mente, non dobbiamo sottostare a regole di nessun tipo e soprattutto non dobbiamo impegnarci per capire cosa realmente piace al partner perché, in questo caso, il partner non c’è; inoltre possiamo godere senza temere di essere giudicati. Eppure la forza e la bellezza del sesso stanno proprio nelle difficoltà che comporta: i mille dubbi e le domande che tutti noi ci poniamo prima o durante un rapporto, l’ansia, la determinazione che ci spinge a far godere l’altro, la soddisfazione che proviamo dopo (si spera). D’altronde, se non fosse bello andare a letto con qualcuno, nessuno lo farebbe più. L’importante è, ovviamente, che il timore iniziale lasci spazio, il prima possibile, al piacere.


Continuare a usare siti porno non è sbagliato, ma lo è utilizzarli come enciclopedie inconfutabili. Il porno può ispirarci, ma al sorgere di qualsiasi dubbio consiglio di eseguire una ricerca, confrontando le risposte con attitudine eclettica; quando invece la domanda richiede una risposta personale esiste solo una soluzione, la più difficile da mettere in atto ma al tempo stesso la più sicura: la comunicazione. Parlare apertamente con il partner di ciò che può piacere o meno spaventa tutti, soprattutto se agli albori di una relazione, ma vi aiuterà a far aumentare la qualità del vostro rapporto, sia sopra che sotto le coperte. 

Dovremmo inoltre iniziare a guardare al porno con occhio più critico e scettico, godere dei suoi benefici quando lo desideriamo ma poi lasciarlo lì, senza estendere il suo utilizzo ad altri scopi. Pretendere di imparare il sesso dal porno sarebbe come pretendere di acquisire l’abilità di calcolo dall’insegnante di letteratura: sicuramente ne sa qualcosa, ma non sarà mai sufficientemente corretta ed esaustiva. 

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